LA RIEDUCAZIONE IN ACQUA
L’esercizio in acqua garantisce
all’allievo un‘esperienza di
tipo globale che coinvolge la
sfera intellettiva, psicologica,
sensoriale e
motoria.
Ciò è dovuto al fatto che in
acqua si scopre una modalità
sensoriale e una motricità
diverse da quelle a cui si è
abituati sulla terra: una
situazione avvolgente, che
favorisce l’ascolto del proprio
corpo, una facilitazione motoria
e un rilassamento che possono
portare a vivere l’esperienza in
acqua come fonte di piacere e
benessere.
Ciò che ci poniamo come
obbiettivo, iniziando un
trattamento in acqua, è di
portare il soggetto, attraverso
gli esercizi eseguiti in acqua,
a stare
meglio sulla terra.
Esistono diversi effetti
fisiologici e terapeutici
dell’esercizio in acqua.
Per effetto della
spinta di galleggiamento,
che contrasta l’efficacia della
forza di gravità, il peso del
corpo diminuisce.
Questa situazione porta a una
riduzione della coattazione
articolare.
Ne conseguono una maggiore
libertà e ampiezza dei
movimenti, un minore sforzo
muscolare, una riduzione di
dolore durante il movimento, una
diminuzione del carico
ponderale, che determinano una
facilitazione alla stazione
eretta e alla deambulazione.
Per effetto della spinta
idrostatica, inoltre, viene
alterato il sistema
propriocettivo con conseguente
diminuzione del tono muscolare e
facilitazione al rilassamento
muscolare.
Tutto ciò obbliga la
persona immersa a mettere in
atto una serie di adattamenti
sensoriali e motori per
ritrovare, in acqua, equilibrio
e controllo del movimento.
Per effetto della
pressione idrostatica,
in acqua si verifica un aumento
della pressione intraddominale
che determina la risalita del
diaframma ed un aumento del
carico di lavoro dei muscoli
respiratori.
Inoltre, la pressione
idrostatica riduce il calibro
dei vasi superficiali, con
conseguente miglioramento del
reflusso venoso, facilita il
riassorbimento dei liquidi
interstiziali, degli edemi e dei
versamenti intrarticolari e di
un effetto mobilizzante sui
tessuti superficiali.
La pressione idrostatica
stimola i recettori cutanei,
facendo in modo che chi si trova
immerso percepisca il movimento
del proprio corpo e dei propri
arti attraverso il sistema
sensoriale esterocettivo e non
solo propriocettivo, con un
processo di adattamento
efficace.
Un altro effetto importante in
ambito rieducativo è
la
resistenza che
l’acqua esercita su un corpo in
movimento. Se si effettua un
movimento lento e continuo in
acqua,
esempio
di un arto superiore, si
ottiene, grazie alla spinta di
galleggiamento che lo sostiene,
una facilitazione al movimento
stesso, dovuta anche ai vortici
che si vengono a creare. Se si
raddoppia la velocità di
esecuzione del movimento, la
resistenza dell’acqua aumenta di
quattro volte.
Di conseguenza è possibile, con
l’esercizio in acqua, sottoporre
la muscolatura ad un esercizio
più intenso, contro resistenza
costante, migliorandone il
trofismo e obbligando il
soggetto a un migliore controllo
del movimento.
La rieducazione in acqua grazie
ai vantaggi appena elencati
consente di intraprendere una
ripresa del movimento precoce
nei casi di eventi traumatici
post-operatori e postchirurgici
ma anche nei casi di lombalgie,cervicalgie
ed artropatie.
Durante le prime sedute è bene
che il rieducatore entri in
acqua al fianco del cliente.
Questa vicinanza è utile per
rassicurare la persona
attraverso una comunicazione non
verbale che dimostri il piacere
e il benessere derivanti dallo
stare in acqua.
Da alcuni anni collaboro con la
piscina comunale di Codroipo
dove viene svolta un attività di
rieducazione in acqua in piscina
a 32° C con delle sedute
individualizzate della durata di
trenta minuti.
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